“La solitudine” di Pier Paolo Pasolini
Bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza e mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere.
Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
– e anche d’inverno, per le strade abbandonate al vento,
tra le distese d’immondizia contro i palazzi lontani,
essi sono molti – non sono che momenti della solitudine;
più caldo e vivo è il corpo gentile
che unge di seme e se ne va,
più freddo e mortale è intorno il diletto deserto;
è esso che riempie di gioia, come un vento miracoloso,
non il sorriso innocente, o la torbida prepotenza
di chi poi se ne va; egli si porta dietro una giovinezza
enormemente giovane; e in questo è disumano,
perché non lascia tracce, o meglio, lascia solo una traccia
che è sempre la stessa in tutte le stagioni.
Un ragazzo ai suoi primi amori
altro non è che la fecondità del mondo.
E’ il mondo così arriva con lui; appare e scompare,
come una forma che muta. Restano intatte tutte le cose,
e tu potrai percorrere mezza città, non lo ritroverai più;
l’atto è compiuto, la sua ripetizione è un rito. Dunque
la solitudine è ancora più grande se una folla intera
attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni –
l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente
come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte.
Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
e per te non è mutato niente: allora per un soffio non urli o piangi;
e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe essere più soddisfatto
e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
Non c’é cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.
Franco Confessore, mio amico di Napoli, ha fatto questo magnifico video:

Pier Paolo Pasolini holding his 1957 book of poems, Le ceneri di Gramsci, date unknown. Photo Sandro Becchetti
Films:
Year | Original title | English title | Notes |
---|---|---|---|
1961 | Accattone | Accattone! | Screenplay by Pier Paolo Pasolini based on his novel Una vita violenta. Additional dialogue by Sergio Citti. |
1962 | Mamma Roma | Mamma Roma | Screenplay by Pier Paolo Pasolini with additional dialogue by Sergio Citti. |
1964 | Il vangelo secondo Matteo | The Gospel According to Matthew | Silver Lion–Venice Film Festival |
1966 | Uccellacci e uccellini | The Hawks and the Sparrows | |
1967 | Edipo re | Oedipus Rex | |
1968 | Teorema | Theorem[17] | Pasolini’s novel Teorema was also published in 1968. |
1969 | Porcile | Pigsty | |
1969 | Medea | Medea | |
1971 | Il Decameron | The Decameron | Based on The Decameron by Giovanni Boccaccio. Won theSilver Bear at the 21st Berlin International Film Festival.[18] |
1972 | I Racconti di Canterbury | The Canterbury Tales | Based on The Canterbury Tales by Geoffrey Chaucer. Won theGolden Bear at the 22nd Berlin International Film Festival.[19] |
1974 | Il fiore delle Mille e una Notte | A Thousand and One Nights(Arabian Nights) | Screenplay written in collaboration with Dacia Maraini. Won theGrand Prix Spécial Prize.[20] |
1975 | Salò o le 120 giornate di Sodoma | Salo, or the 120 Days of Sodom | Based on Les 120 journées de Sodome ou l’école du libertinageby Marquis de Sade. Screenplay written in collaboration with Sergio Citti with extended quotes from Roland Barthes‘ Sade, Fourier, Loyola and Pierre Klossowski‘s Sade mon prochain. |
Mamma Roma:
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