Ugo Mulas (1928-1973) began his studies in law in 1948 in Milan, but left to take art courses at the Brera Fine Arts Academy. In 1954 he was asked to cover the Venice Biennale, his first professional assignment. He went on to photograph every Venice Biennale through 1972 and to document his work in an art book.
Mulas worked for a number of Italian magazines and did commercial work for advertising campaigns including clients such as Pirelliand Olivetti. In 1959 in Florence, Mulas discovered Veruschka who later became a well-known model and artist. While covering theSpoleto Festival in 1962, Mulas befriended sculptor Alexander Calder, who later became a major subject of Mulas photography and writings.
While photographing the 1964 Venice Biennale, Mulas met several American artists, art critics, and the art dealer Leo Castelli. This meeting led to his travel to New York City and his documentation of the Pop art scene. This trip to New York and Mulas’ resulting book and exhibits, New York, the New Art Scene became Mulas’ best known work. The exhibit included enlargements of Mulas’ contact sheets and environmental portraits of Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Barnett Newman and Roy Lichtenstein.
Mulas died in Milan following several years of serious illness.
Fotografo ufficiale della Biennale di Venezia dal 1954, Mulas ha immortalato alcuni tra i momenti più significativi dell’arte di quegli anni: oltre alla Biennale stessa, segue eventi come Sculture nella città a Spoleto, viaggia per le grandi istituzioni europee e arriva nelle gallerie e nei musei di New York, fino alla mostra romana Vitalità del Negativo, nel 1970.
La sua attenzione più che sull’opera in sé si concentra su quello che gli sta succedendo intorno. Nelle sale del Louvre, dell’Ermitage e del Pergamon Museum sono gli spettatori, quasi sovrastati dai capolavori esposti, a diventare protagonisti. Ritroviamo Marcel Duchamp al Moma che scruta una sua opera quasi come se non gli appartenesse. O un Alberto Giacometti un po’ tarchiato che si aggira tra le sue lunghe e esili sculture. Altre volte il suo sguardo ci porta nel pieno della festa e della vitalità della Biennale.
Ma è nel 1970 a Roma che il fotografo-artista esce allo scoperto. Lo vediamo comparire nelle foto stesse, riflesso dalle opere di Fabro, di Vettor Pisani e dagli specchi di Pistoletto. È a questo punto che decide di lasciare la documentazione dell’arte per concentrarsi sulla fotografia stessa. Che, al pari di pittura e scultura, è l’incontro e lo scontro tra l’artista e la sua materia.
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Pingback: Ugo Mulas | Cada d - July 21, 2014